PROLOGO: Nello spazio, nessuno può sentirti urlare.

 

Allo stesso modo, nessuno poteva sentire la folle risata di soddisfazione dell’essere di nome Ahab, mentre un fiume di detriti scorreva in tutte le direzioni dal vuoto che era stato un pianetino.

Il cacciatore della Phalanx annuì ripetutamente, mentre osservava lo schermo al sicuro nella sua nave, la Caliban. “Finalmente! Sono caduti nella trappola esattamente come avevo pianificato. Come sono stati prevedibili, a rispondere senza indugiare al segnale di soccorso di quel traditore di Warlock[i]. Un peccato, non poterli assimilare…ma ne è valsa la pena. Adesso…

Non sono morti

Cosa?” Ahab si guardò intorno, istintivamente cercando un interlocutore visibile. Naturalmente, incontrò solo le fredde pareti della sua nave. “Cosa volete dire? I più pericolosi sono rimasti intrappolati dentro Warlock, quando ho colpito il pianetino dove si rifugiava. Gli altri non avevano possibilità di difendersi…”

In risposta, gli fu mostrato un mosaico di varie angolature di due riprese.

Il trionfo divenne ira. L’unico occhio di Ahab lampeggiò. “Maledetti…”

 

 

MARVELIT presenta

Episodio 3 - Il Ritorno di Warlock!

 

 

In mezzo ai detriti fiammeggianti, volavano, in direzioni opposte, una navetta coperta da uno strato di materiale superdenso e una sua gemella composta di materiale tecnorganico.

“Questa è stata davvero vicina,” disse una voce dentro la prima navetta.

 

“Ci puoi scommettere, Deathbird,” rispose la voce di Xandu attraverso il comunicatore. La mutante Skrull aveva avuto pochi istanti, dal momento in cui avevano capito di essere stati beccati da Ahab, per avvolgere il suo simile, Xandu, col proprio corpo. Aveva quindi assunto la massima densità, sperando che bastasse contro le onde scatenate dall’arma della Phalanx. Per fortuna, Ahab aveva puntato al cuore del pianeta, dissipando così abbastanza energia.

Adesso, bisognava sperare solo che un paio di batterie residue della nave e le unità anti-G bastassero per spingerli verso la nave di Ahab. Il tutto, nella speranza che Ahab si occupasse per prima cosa di Warlock e degli altri…

 

In effetti, Ahab aveva occhi solo per il guscio tecnorganico. “Così, Warlock sta proteggendo i suoi amici? Quel traditore della sua specie ha riacquistato la memoria, si direbbe… Bene, vedremo se gli sono rimaste abbastanza forze per…uh?”

Apparentemente, neppure Warlock era intenzionato a perdere tempo: dalla prua del suo corpo, partì un colpo di energia -mossa disperata? Non tanto: gli scudi furono attraversati come se non fossero esistiti.

“NO! Come possono avere trovato la giusta frequenza di modula*

Il bagliore dell’energia riempì lo schermo. Ahab dovette distogliere lo sguardo.

Archi voltaici percorsero le pareti della nave Phalanx. La coscienza collettiva urlò di dolore.

 

“Speriamo bene…” mormorò Deathbird. La guerriera Shi’ar osservò i corpi inerti del terrestre Mikhail Rasputin e del draghetto Lockheed. Le loro coscienze erano ancora prigioniere dentro quella di Warlock. Avevano corso un gran rischio, e avevano già sbagliato i calcoli una volta…

L’umano e il piccolo alieno aprirono gli occhi. Subito dopo, i pezzi di un’armatura sparsi sul pavimento si animarono. Si sollevarono, e si assemblarono intorno ad un etereo corpo di energia elettromagnetica.

“Bentornato, J,” disse Fiz, che della ‘navetta’ formava il guscio interno.

“Grazie. Esperienza…interessante, devo dire. Voi state bene?”

“Yay,” fece Lockheed. Mikhail si guardò le mani, ancora leggermente disorientato. “Temevo peggio. Come se la cava il nostro amico?”

“Dovrebbe cavarsela bene. Gli ho fornito l’onda portante per infilarsi nel sistema operativo della nave. Ora tocca a noi. Siete pronti?”

 

Caos.

Era la sola parola per descrivere la situazione a bordo della Caliban. Ogni display, ogni schermo, lampeggiavano impazziti, mostravano cascate di dati senza senso. A tratti, scoppi di scintille squassavano intere sezioni.

Sul ponte di comando, Ahab era in ginocchio, stringendosi la testa, urlando, condividendo il dolore inflitto dal legame simbiotico con i suoi padroni. La Phalanx veniva letteralmente divorata dall’interno, come da un rapidissimo tumore…

Improvvisamente, il dolore cessò. Stupefatto, Ahab sollevò lo sguardo, solo per incontrare il volto e la voce del male. “Warlock?”

Era sullo schermo principale e gli schermi secondari. Parlava da ogni interfono. Era onnipresente. Era la nave. “Sé è furioso con te, Ahab.

“Non può essere! Come fai ad esserti sostituito ai miei padroni?”

“Sé è Phalanx. Sé sa come e dove intervenire per escludere la volontà dei simili di sé. Sé ha già decodificato Magus, una volta[ii]. Sei solo, adesso, Ahab.”

Il cacciatore cosmico si alzò in piedi. “Così, sono alla tua mercé, mutante? Hai intenzione di uccidermi?”

Gli rispose la pressione del freddo metallo contro il suo collo. Quello, e la voce di Deathbird. “Quel piacere è mio, Ahab.

Lui si voltò. “Naturalmente. Dovevo aspettarmelo, alla fine.

Gli Xplorers erano schierati tutti davanti a lui. Mikhail disse, “Hai una sola speranza di salvezza, Ahab: dirci dove si trova il Core della Phalanx.

Ahab sorrise. “Potete risparmiarvi la fatica, allora: non ne ho idea. Non sono mai stato lì. Nessuno che non sia pura Phalanx può sapere dove si trova il Core.”

“Warlock, sta dicendo la verità?” chiese il russo.

Warlock sondò i collegamenti mentali fra la nave ed Ahab. “Sé conferma. Inoltre, ogni riferimento al Core è assente dai banchi di memoria della Caliban.

Quindi, tu non ci servi a nulla.” Deathbird sorrise.

L’asta acuminata balenò nella luce artificiale.

L’occhio di Ahab fu trapassato di netto. L’arma uscì dal retro del cranio.

Il corpo di Ahab tremò per qualche secondo, prima di smettere di muoversi del tutto. Solo allora, la guerriera Shi’ar lo lasciò andare. Per precauzione, non recuperò neppure la sua arma. “Adesso si tratta solo di liberarsi di ogni traccia di questo affare. Di Warlock posso fidarmi, ma un solo atomo di Phalanx che non sia il suo…”

“Sé ha avviato la procedura di autodistruzione. Dirigetevi al boccaporto da cui siete entrati. Sé sarà la vostra nuova nave.

 

In capo a pochi minuti, una navetta simile al celebre Blackbird degli X-Men lasciò in tutta fretta la Caliban. Quando la navetta si trovò a distanza di sicurezza, la nave Phalanx esplose -una detonazione sufficiente a non lasciare di sé che particelle subatomiche.

 

“Però, che botto,” disse Xandu.

“Siamo i migliori!” fece Fiz, schioccando le dita. “Olè olè!”

“Cerchiamoci di non farci prendere dall’entusiasmo,” disse Deathbird. “La vera caccia è appena iniziata. Ora dobbiamo impostare le nostre strategie.

Mikhail annuì.

“Uhm, amicidisé..?” fece Warlock. Tutti si voltarono verso di lui, per incontrare un gatto con gli stivali dall’aria molto contrita e due occhioni da cerbiatto. “Sé chiede scusa per avere cercato di assimilarvi. Voi perdonate sé?”

Fiz gli diede una carezza sulla testa. “Sicuro. In fondo, è stata anche colpa nostra. E lanciò un’occhiataccia a Deathbird.

Appena Warlock fu tornato al suo aspetto umanoide, Mikhail gli chiese, “Warlock, tu sembri non sapere nulla del Core. Come mai?”

“Le informazioni sulla posizione di Coreworld sono state rimosse dalla codifica di sé. Sé avrebbe potuto riottenerle solo se sé fosse diventato Magus.

“Come mai?” chiese J.

“La razza dei Magus rappresenta la massima configurazione della Phalanx. Ogni Magus è superiore a colui che lo precedette, poiché un Magus cede il suo posto solo dopo essere stato distrutto in combattimento.

“Ogni potenziale Magus viene sottoposto alla massima sollecitazione ostile fin dalla nascita. Alcuni, come sé, riescono a fuggire. Per evitare che da loro si risalga al Coreworld, le informazioni vengono rimosse dalla codifica.”

“Tu, però, hai sconfitto il Magus,” disse Deathbird. “Non lo hai detto tu stesso ad Ahab?”

“Lo ha sconfitto la parte di sé che si trovava sulla Terra. L’informazione non è mai stata trasmessa al backup di sé.

“Non sono d’accordo,” disse J, accarezzandosi un mento di energia. “Tu ricordi l’evento. Sono convinto che tu debba sapere come sia successo. Warlock, devi permettermi di provare a trovare ed estrarre quel dato.

Il phalanx assunse la forma di Ataru e si toccò i polpastrelli. “Sé non è mica tanto convinto. Sé ha trovato l’ultima intrusione molto…imbarazzante… E poi, c’è un’altra cosa.

“Quale? Chiese Mikhail. Sulla sua spalla, Lockheed fece, “Coo?”

Questa volta, Warlock assunse la forma di Ghandi, con tanto di bastone. “Sé non nutre ostilità nei confronti della sua specie. Sé non vuole che innocenti soffrano, ma sé non vuole vedere la Phalanx estinta.

“Lo sapevo!” esclamò Deathbird, battendosi la fronte. “Lo sapevo! Abbiamo preso con noi la quinta colonna!”

Mikhail la ignorò. “Warlock, neppure io desidero l’estinzione in toto della Phalanx.

COSA?!” fu la corale domanda.

“Ho visto cosa può fare la Phalanx, e ne sono abbastanza spaventato da volere porvi un freno, è vero. Ma si tratta ugualmente di una forma di vita intelligente. Non può essere impossibile trovare un compromesso fra le sue necessità e quelle delle altre civiltà.

E prima che voialtri abbiate qualcosa da dire, ricordate che io per primo ho sperimentato personalmente le conseguenze di volere giocare ad essere Dio. E non intendo ricascarci. Domande? No? Bene.” Si voltò, ed uscì, diretto al proprio alloggio, lasciandosi dietro un gruppo troppo esterrefatto per fare domande.

 

Circa mezz’ora dopo, il cicaleccio dalla porta distrasse Mikhail Rasputin dai propri pensieri. “Avanti.”

La porta si aprì, ed entrò Fiz. “Uh, capo?”

“Dimmi. Se è per quanto ho detto prima…”

“A dire il vero, sì. Insomma…” lo skrull prese una sedia tecnorganica e si sedette. “Volevo dirti grazie.

“Hm?”

“Sì, vedi… Neanch’io mi sentivo troppo a mio agio all’idea di sterminare un’intera specie. Ma non avevo il coraggio di dirlo.” E si rigirò gli indici come Warlock aveva fatto prima. “Insomma, sembravate tutti così convinti…”

Mikhail gli mise una mano sulla spalla. “Chiedere non fa mai male, lo sai? Il nostro non è un gruppo militare. E Xandu, piuttosto, come la pensa?”

“Lei pensa da vera skrull. Pensa che io sia un pusillanime. Fiz andò ad un oblò. “E c’è un’altra cosa, capo: non credo che possiamo limitarci a dare la caccia alla Phalanx. Insomma, se ci siamo ispirati al sogno di Xavier, non dovremmo fare anche qualcosa di più costruttivo, con i nostri poteri? Qualcosa del tipo essere di esempio… Ma sto dicendo un sacco di sciocchezze, vero?”

Mikhail rise. “Non direi, anzi! Scusami la risata, ma a sentirmi ridicolo qui sono io: mi ci vuole uno skrull, per ricordarmi di una cosa così importante. Senza offesa per i presenti.

“Senza offesa, capo.”

Mikhail tornò a farsi cupo, mentre spostava il suo sguardo verso l’oblò. “Il vero guaio è: che cosa possiamo fare? L’universo è un posto grande, e non possiamo certo andare ad interferire come ci pare negli affari della prima civiltà aliena che incontriamo. Non credo che sarebbero buone P.R…”

“I mutanti!” Fiz diede una pacca sulla parete. “Ma certo, capo: potremmo aiutare loro. All’occhiata interrogativa di Mikhail, continuò, “Io e Xandu, ad esempio, ne abbiamo passate di crude e di cotte sul nostro mondo. Chissà quanti altri ce ne sono, che hanno bisogno di aiuto. E su quanti altri mondi…”

L’altro lo interruppe sollevando una mano. “Ho afferrato l’idea, giovanotto. E se vuoi un’opinione onesta, penso che sia una buona idea. Nel frattempo, però, abbiamo una priorità di cui occuparci.

 

Cyberverso

 

Dapprima, apparvero come cascate di bit. Poi i dati furono elaborati dal sistema, e Joseph, in forma umana, e Mikhail apparvero in uno scenario deserto, composto da un orizzonte infinito sotto un cielo giallo, senza alcun punto di riferimento.

“Non riuscirei ad immaginare un posto migliore per nascondere qualcosa nemmeno se mi sforzassi,” disse J.

Warlock si ‘materializzò’ per ultimo. “Amicidisé, siete sicuri?”

“Non hai nulla di cui preoccuparti,” rispose Mikhail. “Non distruggeremo la Phalanx, hai la mia parola.

“Non è solo questo. Sé si nascose l’informazione decodificata dal Magus perché…se ne venisse a conoscenza, sé diventerebbe nuovo Magus a tutti gli effetti.” Il suo occhio destro si trasformò in un proiettore, quindi emise un cono di luce.

Gli altri si fecero istintivamente indietro alla vista della proiezione. “Per il Lupo Bianco!” esclamò il russo.

‘Titanico’ non avrebbe ancora reso l’idea. La figura del Magus riempiva l’orizzonte. L’espressione del suo volto era qualcosa di spaventoso: parlava di sete di morte, di distruzione.

E quanti…ce ne sono, di quello?” chiese Joseph.

“Solo uno. Sé deve prenderne il posto.”

Era davvero difficile immaginare che Warlock potesse trasformarsi in una cosa del genere. Una cosa così cattiva, almeno. “Dovrai davvero uccidere i tuoi simili, appena avrai preso il posto del vecchio?” chiese Mikhail.

“Sì.”

Ma perché? Che razza di investimento può esserci in un simile rituale?”

“Sarà dovere di sé lavorare per il bene della specie, selezionando l’esemplare che dovrà battere sé in astuzia e forza. Il Magus è il sommo guerriero della Phalanx. Non viene selezionato per meriti astratti.”

“È assurdo,” disse Joseph. “Siete una specie tecnorganica: potete programmare il guerriero perfetto…”

Warlock scosse la testa. “Nessun programma supera la prova di un collaudo sul campo. Amicodisé Douglas lo ha provato, voi lo avete provato, i vostri amici lo hanno provato. L’evoluzione passa per la sopravvivenza.”

“Questo non spiega perché il Magus sia così…” guardò di nuovo quella mostruosità alta oltre cento metri. “Così aggressivo. O è una conseguenza del suo operato?”

Questa volta, Warlock annuì. “La Phalanx opera come un’unica entità. Magus deve violare tale direttiva. È l’unico Phalanx solitario.

L’immagine scomparve. Warlock disse, “Sé non sa cosa fare. Sé è cosciente del proprio destino, ma sé non vuole compierlo. Sé ha bisogno di input.”

“Ti capisco,” disse Joseph. Stese un braccio, e manipolò la propria energia per generare un ologramma -il ritratto di Magneto, con il suo classico costume scarlatto e l’elmo sotto un braccio. “Fui concepito per un destino preciso anch’io: un clone del Signore del Magnetismo, destinato a ripercorrerne i passi per i sogni folli della mia ‘creatrice’. Ma quando arrivò il momento di scegliere fra la semplice sopravvivenza e l’estremo sacrificio per la salvezza del mondo, usai il mio corpo e la mia vita per il secondo. Non me ne sono mai pentito.”

“Dici che sé dovrebbe morire? Suicidio per non diventare un mostro?”

Joseph scosse la testa. “No, Warlock. Onestamente, non so come sia essere un Magus. Non posso capire del tutto i tuoi timori, ma sono sicuro di una cosa: tu puoi decidere. Hai avuto l’opportunità ed il tempo di riflettere. Hai sviluppato una volontà che va oltre gli schemi della tua specie. Eri un individuo da molto prima di sconfiggere il Magus.

“Per quanto ne sappiamo, e per quanto ne sai tu, Warlock, proprio la tua unicità può aiutarci nella nostra missione. Joseph sorrise. “Ora che lo sappiamo, possiamo giocarci questa carta in un modo che i nostri nemici non possono prevedere.

La testa del giovane alieno divenne un punto interrogativo.

“Fidati di noi.” Joseph stese la mano. “Come ti fidasti di un gruppo di ragazzini, tanti anni fa. Noi non ti abbandoneremo.”

Warlock, esitante, tese la mano, e poi strinse quella del mutante.

 

“Spiacente, niente da fare, nossignore, nada nix niet nou. Fiz se ne restava a braccia spalancate di sentinella, davanti al corpo inerte di Mikhail. “Il capo non si tocca ne’ lo si guarda male.” In volo librato accanto a lui, Lockheed ringhiò il suo assenso, sbuffando fumo dalle narici.

“È praticamente candidato all’assimilazione,” disse Deathbird, un’asta in ogni mano. “Il suo comportamento è stato inammissibile. Avrebbe dovuto avvertirci delle proprie intenzioni, invece di tenercele nascoste. Non è più affidabile, come capo di questo gruppo ne’ come semplice alleato.”

Lo skrull non si lasciò intimidire. “Questo lo dici tu, pennuta. Io mi fido sia del capo che di Warlock. Si voltò verso Xandu. “Tu non puoi permettere che succeda un casino, Xa. Insomma, tu lo sai che il genocidio non è la risposta!”

La skrull, accanto a Deathbird, si limitò a fissarlo con ostilità.

“Va bene, diciamo anche che voi due abbiate ragione! E poi? Ogni volta che una specie ostile ne minaccerà delle altre, bisognerà ricorrere alla stessa soluzione? Andiamo in giro a profetizzare lo sterminio di massa come soluzione finale?” Fiz lanciò un’imprecazione nella sua lingua nativa. “Bella roba! Almeno, Galactus ha una scusante: è la sua natura.

Deathbird continuava a muoversi in circolo, lentamente, valutando le sue opzioni di attacco. Sapeva che la nave stessa avrebbe provveduto alla difesa di Mikhail. Era più che probabile che il suo attacco sarebbe stato l’ultimo da viva… Ma se l’alternativa era vedere l’implume schiavizzato da quel Phalanx…e poi tutti loro a seguirlo…

Xandu sospirò. “Non stiamo parlando di una specie la cui cultura può essere cambiata, o almeno capita, Fiz. La Phalanx è una forma di vita parassitaria, perché ti ostini a dimenticartene? Come Galactus, loro si nutrono delle proprie vittime…”

“Warlock non lo fa. Sì, sì,” aggiunse in fretta, agitando una mano, “prima ci ha provato, ma solo perché era allo stremo. Hai visto bene che gli dispiace. E poi, come credi che abbia potuto vivere sulla Terra per così tanti anni, insieme ai Nuovi Mutanti, se non…”

“Se non per usarli,” fu la secca controrisposta di Deathbird. “Li ha usati per sconfiggere il Magus e prenderne il posto. Li ha usati per potersi nascondere. È astuto.

Fiz sorrise. “Sì? Io penso che invece tu sia bella paranoica. Sei sicura che tua madre non fosse una skrull?”

La Shi’ar emise un verso da rapace, e si scagliò contro il mutante…solo per trovarsi arrestata a metà slancio da una mano enorme avvolta intorno al suo collo!

“Speravo che lo facessi, uccellina.” Fiz strinse il collo, costringendo Deathbird a lasciare le aste. Appena queste toccarono il pavimento, la superficie le inglobò. “E ora, vediamo di darci una calmata, sì?”

“Lasciami…”

“No, fino a quando non avrai promesso sul Sacro Uovo, o su qualunque cosa voi pennuti adoriate, che la pianterai di fare la pazza. Fidati. Di. Mikhail. Dac?”

Lei smise di agitarsi. Fiz la lasciò.

Xandu osservò la scena senza intervenire -anche perché, di fronte a lei, Lockheed sembrava disposto a cuocersela per bene se solo ci avesse provato. Sicuramente la sua forma superdensa avrebbe retto il calore, ma se nello scontro Fiz fosse rimasto ferito? Senza contare che lei, alla fine, non voleva mettere a rischio la sua vita. Xandu non si fidava molto delle idee di Mikhail, vero…ma si fidava di Fiz…

 

Joseph navigava agilmente fra canali e banchi di memoria. Muoversi nella coscienza di Warlock era un’esperienza…mistica. Era incredibile la quantità di dati immagazzinati, ma soprattutto il loro contenuto -c’era così poco del suo mondo nativo. La maggior parte era sicuramente relativa alla sua esperienza con i Nuovi Mutanti. Si poteva dire senza dubbio che la personalità di Warlock era stata forgiata da quell’esperienza.

Joseph era contento di ciò, perché rafforzava le sue teorie. Warlock poteva raggiungere il suo pieno potenziale senza diventare un folle assassino. Le sue paure potevano essere sopite dalle sue memorie. L’importante era che l’esperienza non fosse traumatica…

Ah, eccoti qui! Joseph fermò il proprio volo di fronte a un banco di memoria determinato. Lì, scorrevano le immagini della sconfitta di Magus, un titano assediato da una singola pulce -in questo caso, una pulce nella forma di Douglas Ramsey, avvolto dall’armatura che era il suo amico alieno.

Un lavoro di coppia perfetto: Warlock aveva fornito i dati, interfacciandosi con Magus, e Doug li aveva interpretati per decodificare il Phalanx. E in quel passaggio, Warlock aveva assimilato il segreto di quel successo.

Povero Warlock: in fondo, la sua non era che paura di crescere, di diventare qualcosa di diverso dalla creatura spensierata dell’adolescenza. Chi non aveva mai provato un’ombra di paura all’idea di cambiare? Senza contare che, nel caso specifico, i precedenti erano davvero poco incoraggianti…

È un rischio che dobbiamo correre, amico mio. Alla fine, ci piaccia o no, tutti cresciamo. Coraggio! “Sono pronto, Warlock. Aiutami.” E Joseph toccò il banco di memoria.

 

“Questo è un buon segno?” chiese Fiz.

Come nuova linfa, linee di energia avevano improvvisamente preso a scorrere lungo le venature dei circuiti. L’intera nave era interessata da quel fenomeno. L’aria si stava lentamente saturando di energia statica.

“Non è un buon segno, idiota,” ringhiò Deathbird, guardandosi intorno. Ormai, le sue opzioni erano esaurite, non poteva che aspettare…

La velocità e la frequenza delle linee si fecero sempre più rapide col passare dei secondi. Sembrava che la nave fosse diventata un cuore pulsante…

 

Nello spazio, ilBlackbird’ divenne un nuovo sole. La sua mente pronunciò una sola parola, con tanta forza da volere sfidare il vuoto cosmico:

MAGUS!



[i] Episodio #1

[ii] NEW MUTANTS #